Una gradita sorpresa
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Scrivo dopo la laurea in Medicina e Chirurgia di mia figlia Silvia.
Mi sembra un evento che merita di fermarsi, come abbiamo fatto, organizzando come premio un pomeriggio di festa e invitando la famiglia di sua mamma Margarita.
La mia Famiglia, dall’Italia, ha partecipato con messaggi scritti o telefonate.
Ho avuto così il momento giusto per dire questo:
“Un traguardo raggiunto difficile, non facile e non scontato. Con le stesse motivazioni di conquista del titolo, ora si trova piú in alto con nuove ali e con la fiducia che spinge dopo il bel risultato. Ho ricordato che circa 33 anni fà anch’io mi laureavo in medicina con motivazioni di servire il malato. Alla laurea, c’era mio padre. Aveva la mia stessa età che oggi mi ritrovo festeggiando la mia primogenita Silvia! Che bella coincidenza! Mio padre era venuto con un pullman organizzato dai miei fratelli, sorelle e amici da Bergamo a Padova. Che bei ricordi di piena gioia! Avevo 33 anni e mi sembrava un sogno forte e realizzato per iniziare nuove dimensioni… come volare!!
La laurea è stata per me un trampolino per un forte slancio di apertura a fare tanto di piú.
Alla domanda dopo la laurea: cosa farai? la mia unica risposta era: Ritorno in Bolivia con quelle persone che mi aspettano! A distanza di piú di trent’anni la decisione si è costruita piano piano, con la Fede riposta in quel Dio, che ho sempre sentito presente e vicino, e che ha permesso riempire la mia vita di significato. Oggi, guardando indietro, sono pienamente contento di quella laurea ottenuta in medicina per la possibilità dei passi seguenti.
Ho messo, amplificata durante la festa, una canzone di Celentano per esprimere a Silvia quello che il cantante vuole dire a suo figlio.
Fatto sedere perchè lo ascolti, gli dice: “conta su me perchè sei mio figlio, senza pretese che tu diventi un re o un campione, ma è sufficente che tu faccia sempre del tuo meglio”.
E segue: “E se io mi addormento prendi il posto mio per tirare il carretto, conto su di te…
..Non scansare la lotta, perchè affronti la roccia che la vita è, e lo faccia meglio di me.”
Nel passaggio che il testo azzecca come se io mi rivolgessi a Silvia continua: “…Conto su di te perchè studi e lavori, oltre che per te, perchè il mondo migliori, e se avrai di piú, non nascondere tesori, pensa che c’è un Dio nei tuoi fratelli chiusi fuori…”.
E qui penso alla Fondazione che ho avviato come per lasciare una eredità da continuare.
La canzone chiude con il passaggio dei sentimenti: “…e se assomigli a me anche nei sentimenti, forse soffrirai navigando di fronte, e saranno guai, difendere un’idea, …ma io sento che l’importante è nel cuore, conta su di me, per sbagliare ed amare, conta su di me, come io conto su di te.”
Raccomandazioni cantate ad un figlio nel 1982, e che a Silvia toccherà vivere trovando competenti risposte che deve tirar fuori dalle sue riserve e energie nascoste e ancora da rafforzare.
Poi, dopo la canzone l’abbraccio d’intesa… semplice, forse mancante in tutti questi anni passati con poche tenerezze di un padre verso la figlia…
Quell’abbraccio stretto e forte, lungo e di silenzio è riuscito a racchiudere tutto quanto mancava. Un gesto che mi ha commosso… Troppo bello e pieno da far scoppiare un forte applauso per Silvia, dottoressa, ora carica di gioia, ma anche di reponsabilità e d’impegno. Un applauso d’incoraggiamento perchè non gli manchi forza, convinzione per continuare e soprattutto perchè, non dimentichi i poveri che l’attendono per delle risposte che saranno per un mondo migliore.
A Silvia da suo papà, nel giorno della sua Laurea.
Dottor Pietro Gamba
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