Un grazie a “Progetto Missione” di Stezzano

29 Gennaio 2011

Carissimi Amici di Stezzano,

è piacevole in una intensa giornata, fermarsi per assaporare quel “calore” speciale che alcuni gesti semplici lasciano. E’ più facile parlare del presente, perché può essere rapidamente dimenticato.

Oggi è venuto José, un povero di ottanta anni rimasto vedovo, solo, rapidamente invecchiato, dopo la morte della sua sposa, di cui ora ho dimenticato il nome ma che ricordo come persona. La patologia di sua moglie era inoperabile; un cancro al collo dell’utero disseminato alla pelvi che in breve l’ha consumata nel silenzio della sua comunità. Ora la ricorda nel giorno del nostro matrimonio, per l’euforia dei presenti, ballava con lei con il vestito della festa, al suono degli amplificatori. Oggi guarda lo stesso giardino, senza amplificatori e senza il rumore delle persone con la tristezza ed il pensiero che la sua consorte l’ha lasciato solo.

Mi chiede un paio di scarpe, non quelle da tennis che l’ultima volta gli ho comprato e che in tre anni ha consumato fino a non riuscire a ripararle. Mi chiede un vero paio di scarpe che in varie occasioni gli ho promesso! Andiamo al mercato, come un bambino che è accompagnato dal padre e che aspetta da lui un bel regalo. Si sceglie un paio di scarpe belle, robuste, moderne. Mi dice ad alta voce i suoi pensieri:“Queste scarpe saranno quelle che calzerò per il mio “entierro” cioè quando mi metteranno sotto terra. Vuole un po’di coca da masticare. Gli invio un piatto del nostro pranzo con un po’ di carne che normalmente non mangia. E la sua faccia si fa serena. Bello, anzi bellissimo perché per questi fatti semplici, insignificanti e troppo banali che non cambiano nulla, siamo più contenti. Di fatto ci lasciamo con sentimenti di amicizia, senza lunghe spiegazioni con un “quechua“ che non impedisce una stretta intesa come è l’abbraccio del saluto.

José non è venuto a mani vuote. Mi ha portato un sacchetto di mais e un’altro di frumento , ambedue da lui “tostati “. Prodotti da lui seminati, fatti crescere, raccolti e poi tostati nella pentola di terracotta con un fuoco di legna. Fare la legna, nei suoi posti, oggi è complicato, sono rimasti pochi arbusti e occorre percorrere lunghe distanze per raccogliere poco: qualche ramoscello che rende la fascina pesante e le gambe diventano stanche e dolenti, un dolore accentuato da una vita solitaria !

Che bello il sorriso in questi momenti, regalato da un vecchio stanco di soffrire in solitudine, che gioisce come un bambino per aver ricevuto un nuovo paio di scarpe!

Vedo attorno a me l’ospedale. Oggi arrivano persone dalla regione lontana del Nord Potosí; persone che mangiano poco, con valori bassi di proteine totali. Il nostro chirurgo per questi valori bassi di laboratorio, dovuti a scarsa e cattiva alimentazione, non si fida troppo a entrare nella sala chirurgica; ha paura delle complicazioni per una cattiva cicatrizzazione delle suture.

Ci avvertono che in una comunità vi è un campesino povero, già venuto per emergenza in ospedale per addome acuto a causa del chagas. Al tempo aveva rifiutato l’aiuto tornandosene alla sua comunità. Ora, per la pressione dei suoi vicini chiama l’ambulanza, quando gli assicurano che non avrà dei costi da sostenere. Si parte per andare a prenderlo; di questo si occupa il parroco, padre Carlos, Venezuelano medico, anestesista e in forza con noi.

Vi è poi un altro campesino. Si riconosce dal cappello che proviene dal Nord Potosì. E’ qui per chiedere il secondo intervento all’intestino. Il sacchetto di plastica che tiene stretto alla cintura con un tappo di plastica artigianale che raccoglie lo spurgo intestinale su un fianco addominale, non è certamente una situazione definitiva e certamente non lo fa sentire un uomo pienamente normale. Ci chiede di poter essere come prima, con l’intestino che scarica dalla via naturale. Lo prepariamo e lo assicuriamo che sarà aiutato. Il sorriso di sollievo è la ricompensa per la mano amica che tacitamente esiste e funziona! Anzi questa mano amica ha un nome.

E’ “Progetto Missione “ che opera attraverso noi per giungere a queste persone in forma concreta.

Lo scorso anno, giorno dopo giorno, senza interruzioni e senza mai chiudere le porte, come è ormai tradizione da 25 anni, abbiamo realizzato 2.985 visite mediche. Non sono certamente tutti campesinos e nullatenenti perché i pazienti arrivano da ogni parte della Bolivia e alcuni ci sorprendono raccontandoci che l’Ospedale si è fatto di fama. Oggi arrivano anche emigranti boliviani dall’Argentina e anche dall’Italia. Pagano un euro e mezzo di consulta, senza ticket differenziato. I più poveri, quelli che mi conoscono da anni provenienti dalle comunità e gli stessi di Anzaldo, sanno che esiste sempre la possibilità di un’altra porta, che non è l’entrata principale dove l’infermiera si incarica di farti pagare la consulta! Per le persone povere, circa un duecento all’anno, che non si siedono in sala d’attesa ma si accomodano sull’entrata o mi cercano nell’abitazione, l’attenzione è “privilegiata” e ci troviamo in consultorio senza la consulta da pagare.

Oltre a queste persone aiutate, seguiamo i bambini della scuola, attraverso un sistema assicurativo con un euro di iscrizione annuale, che gli dà diritto ad essere visitati gratuitamente. Lo scorso anno sono stati visti e curati 495 ragazzi in età scolastica, con diverse patologie. In oftalmologia, che funziona con gli specialisti una volta al mese, sono state visitati 119 persone nei 12 mesi dell’anno. Insomma lo scorso anno, otteniamo, con le consulte, circa 4mila persone visitate .

Confrontando le statistiche degli scorsi anni direi che aumentano le persone che vengono all’ospedale. Questo si deve probabilmente anche al sostanziale appoggio che continua a prestare in solidarietà il gruppo missionario “Progetto missione” che, nell’intuizione di aiutare i campesinos più poveri, per evitare loro l’indebitamento quando devono sostenere un intervento chirurgico, ha semplicemente risposto con una decisione indovinata, assumendo il costo degli interventi che il campesino non avrebbe potuto sostenere.

Dopo tre anni da queste accordi, sono stati realizzati una settantina di interventi chirurgici gratuiti di volvolo intestinale e più di un centinaio di persone aiutate per altre patologie. Questo aiuto sta’ portando “fama“ all’ospedale di Anzaldo, riconoscendolo da molti come un Centro di Salute che aiuta i poveri con chirurgie gratuite per le persone che sono nel bisogno e senza abbandonarli nella loro difficoltà. Per quest’anno il programma è di aiutare tutte le persone bisognose di chirurgie con un 50% del costo totale.

Ma, come dice una parte del vangelo, (Lc.10, 17) quando gli apostoli, contenti e gonfi di statistica ritornavano al maestro dicendo che: “anche i demoni sono sottomessi” e Lui di risposta: “non siate contenti di questo (che la gente risponda), ma siate contenti che il vostro nome è scritto nei cieli.

Pietro

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